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sabato 30 gennaio 2016

In het midden, a metà strada.

Vandaag is een belangrijke daag. Ik ben in het midden van mijn uitwisseling jaar. Er zijn 162 dagen dat ik in Nederland-Belgie wonen en ik heb nog meer 162 dagen voor in Italië terug gaan.
Ik heb veel dingen gedaan en soms Nederlandse steden geweest. Ik ben blij voor deze kans en ik wil denken alle mensen dat hebben mij geholpen: met de taal, voor mijn vrienden en vriendinnen zijn, voor mijn familie zijn. Ik graag de meest van dit ervaring maken. 
Ik heb van mijn zelf, mijn cultuur veel geleerd! 
En ik hoop dat de volgende 162 dagen rijk van meer avonturen zijn! 

Siamo arrivati a metà percorso, sono passati 162 giorni da quel volo per Amsterdam e ne mancano altrettanti prima di tornare a Schipol per riprendere l'aereo. La cosa un po' mi spaventa, in senso buono, però.
Questi mesi sono stati come dilatati, sembra che siano passati anni da quando ho lasciato casa mia. E una parte di me non vede l'ora di vedere cosa è cambiato o cosa è rimasto uguale, in Italia. L'altra però non vuole tornare, terrorizzata all'idea di dover lasciare per sempre questa nuova vita, costruita con tanto impegno! Ma credo che la cosa che più mi preoccupa, da persona che pensa troppo, quale sono, è di dover trovare un modo di bilanciare queste due vite al mio rientro. Sarà allora che capirò quanto questa esperienza mi sia servita a crescere e spero grazie a tutte le emozioni provate ed esperienze vissute di riuscire a trovare un modo per fare di tutto questo un punto da cui ripartire ancora più forte e motivata! 

Ieri mi sono ritrovata a leggere un post di un'altra ragazza exchange che parlava proprio di questo e che penso descriva al meglio le sensazioni di questo momento.
“So che è difficile da capire e soprattuto da accettare, dopo tanti mesi fuori, e soprattutto dopo tanta esperienza fatta così lontano da casa. Luoghi, persone “comuni” che rendono felici le nostre vite. Però col passare dei giorni ti renderai conto che in realtà, ricominciare quella vita che hai lasciato sei mesi fa, quando con lo zaino sulle spalle sei partita per questa avventura.. Non è altro che un modo automatico per sopravvivere. E’ difficile trovare il cardine che unisca e renda vive le due esperienze, le due vite divise che si sono impadronite di ciò che sei, della tua persona. Non vuol dire che questa esperienza abbia segnato, modificato, cambiato solo te. Ma anche le persone che ti stanno intorno e fanno parte della tua vita, anche se non ci credi, questa esperienza avrà sicuramente cambiato e modificato nel profondo anche loro. Non te lo scordare. Anche se forse oggi non hai la possibilità di vederlo con i tuoi occhi, sicuramente hanno imparato tanto, o di più.

E’ solo che non c’è un nesso.. Un elemento che possa servirti a combaciare i due mondi. Semplicemente non esiste. Se esistesse chissà che mondo bellissimo e in armonia sarebbe! Devi prendere gli aspetti migliori di quell’esperienza e farne tesoro. Sia per costruirti un futuro nel quale, l’idea, la filosofia, di ciò che hai vissuto venga conservata. O sia semplicemente per passare parola. E lasciare le porte aperte, dipenderà solo da te, dalla tua volontà, dal tuo desiderio che questa possibilità esista. Può essere un buona soluzione per continuare a godersi quell’allegria e l’energia che ti hanno regalato quei giorni. E perché no? Contagiarla in tutti gli abiti della tua vita, se lo vorrai.

Io, penso che solo col passare del tempo, con i giorni che scorrono, verranno a galla ogni volta di più, le cose che hai imparato con la distanza. E in più, la ricchezza che quest’esperienza ti ha portato. E soprattutto, sono convinta che con l’aiuto della routine quotidiana dei tuoi giorni qui, da dove sei partita, troverai le fondamenta per renderti conto di tutto ciò che hai vissuto. E perché no, anche delle possibilità future.

Non angustiarti o spaventarti.. è così che funziona. In parte, è la stessa esperienza che vivono milioni di persone come me. Divise tra corpo e anima, per terre, persone, momenti, odori e immagini che ci hanno reso felici. Che ci appartengono. Ma alle quali noi, già non apparteniamo più. Non perché le abbiamo abbandonate, semplicemente le abbiamo fatte nostre e le portiamo dentro. Ci accompagnano dove vogliamo arrivare. Perché hanno formato parte di noi stessi.. Di quello che siamo.”


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