Post in evidenza

Top 100 International Blogs

http://en.bab.la/news/top-100-international-exchange-experience-blogs-2016 Thanks to everyone that voted for me! 11 out of 100, I think it...

sabato 20 agosto 2016

20 Agosto, un anno dopo

A chi mi chiede come è andata di solito rispondo "è stata un'esperienza fantastica, tra alti e bassi ma nell'insieme stupenda." 
La maggior parte delle volte la conversazione termina o si sposta su un altro argomento, un po' perché le persone veramente interessate sono poche, un po' perché non sono capace di spiegarti cosa abbia significato per me un anno all'estero. Non ci sono parole per descrivere la montagna russa di emozioni che ho provato. Tutte le piccole cose che sono riuscita a fare sono state vere e proprie conquiste. Ricordo ancora la prima volta che sono riuscita a pronunciare una frase di senso compiuto in olandese, o quando mi sono ritrovata a fare l' "interprete" tra un commesso della Nike e una turista italiana ad Amsterdam, mentre le mie amiche della classe di filosofia mi guardavano quasi fossi un'aliena. 
Ci sono momenti in cui tutto qua in Italia sembra uguale, piatto, quasi come se un anno fosse una parentesi sognata. Poi però mi tornano in mente i ricordi, le sensazioni provate e sento un po' di malinconia mista a felicità per quello che comunque è stato.
Ci sono attimi che vorrei poter rivivere, altri che preferirei cancellare, perché non è stato tutto in discesa. Sono però i momenti come quelli che mi hanno insegnato di più, mi hanno fatto capire su chi potevo contare, di chi dovevo imparare a fidarmi. Ho incontrato persone meravigliose, un popolo aperto e accogliente,il cui modo di vivere mi sento un po' adesso scorrere nelle vene. Ho trovato moltissime famiglie nel mio paese ospitante, dalla mia hostfamily, alla mia classe, al mio gruppo di amiche. Soprattutto, però, ho trovato quella degli exchange students, con cui ho potuto condividere i momenti più belli ma anche quelli più tristi.
Se questo anno è riuscito lo devo anche ai miei amici italo-olandesi come li chiamo ormai io. Sono loro che mi hanno fatta sentire a casa lontana dall'Italia. È insieme a loro che mi sono cimentata in un remix assurdo di canzoni italiane al primo campo di orientamento, è con loro che ho riso fino alle lacrime in una stanza di un club per anziani in cui abbiamo fatto un pranzo natalizio come ce ne sono pochi, con piatti di tutte le regioni, dalle melanzane alla parmigiana, ai tortellini in brodo cotti in vaso che rimarranno nella storia, alle lasagne la cui cottura è stata a dire poco travagliata.
La cosa che mi manca di più è il mio sentirmi parte di un qualcosa di speciale, di rappresentare in qualche modo l'Italia in Olanda. 
Sono qui, a distanza di un anno dalla partenza felice per tutto quello che ho vissuto, con la consapevolezza che casa non è più in nessun luogo, ma in un abbraccio di tutte le mie famiglie, che mi hanno regalato un qualcosa di inspiegabile, e che mi fa venire i brividi ogni volta che chiudo gli occhi e ci penso.








lunedì 25 luglio 2016

"Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita."

È come se, a un certo punto, tutte le mie sicurezze sul ritorno fossero crollate. 
Mi sono ritrovata così, a poco più di due settimane dal rientro in patria, in lacrime. Lacrime di consapevolezza, perché solo ora mi rendo conto di ciò che ho veramente vissuto. Un po' anche di tristezza, perché mi manca la mia vita da exchange, mi mancano le mie sorelline, le mie amiche olandesi, il dover prendere la bici e pedalare per un'ora per raggiungere la stazione, perdere il treno perché NS è quasi sempre puntuale,e io eternamente in ritardo.
Sento nostalgia di quei treni che mi portavano ovunque, che fosse stata una festa al nord dell'Olanda, una serata tranquilla con una delle mie migliori amiche vicino Roermond o un'università sperduta in Zelanda.
E sarà forse che oggi era pure il compleanno di mia mamma e quindi sono pure malinconica. Mi immagino cosa si saranno inventate Victoria e Valerie per sorprendere la festeggiata, assaporo uno di quei tanti vlaai mangiati durante i compleanni della mia numerosissima famiglia ospitante. 
E nel mio essere lontana, nel mio provare malinconia, trovo in me anche una gioia , che solo alcune persone possono comprendere. Perché questa tristezza in qualche modo mi rende felice, significa che sono riuscita a trovare una nuova casa, una nuova famiglia, in un luogo, per fortuna non troppo lontano, che farà sempre parte di me.
Quando sono partita non riuscivo a realizzare che la mia esperienza fosse finita. Vedevo vicino a me Michela e Katrin incredule e sconvolte da questo ritorno e per quanto cercassi di immedesimarmi nelle loro emozioni e sensazioni, per trovare una parola di conforto, non ci riuscivo. Per me non stava finendo, non poteva essere vero. Solo adesso mi rendo conto di essere tornata. Fino a questo momento alle molteplici persone che mi hanno domandato come fosse stato il rientro,sono riuscita solamente a dire: " è stato strano". Ora però sto veramente realizzando e mi sto facendo un'idea di cosa succederà da qui in poi. Spero prosegua per il meglio e cerco di ripetermi ciò che ha detto Chillo in aereo: "La fine di qualcosa è sempre l'inizio di qualcos'altro."




venerdì 8 luglio 2016

Home is where your heart is.

"Un abbraccio. Un sorriso.  Fiumi di parole da pronunciare ma solo silenzi da ascoltare."320 giorni fa circa, in viaggio tra Pisa e Roma,scrivevo queste parole prima di partire per la mia grande avventura. Quasi un anno dopo,mi ritrovo a mille km da casa, provando le stesse sensazioni. Solo che ora so cosa mi aspetta, so di tornare alla mia vecchia vita italiana. Purtroppo sono a conoscenza anche del fatto che dovrò lasciare questa vita costruita con fatica e dedizione, tra paura e coraggio. Mi pare tutto strano. Ultimo viaggio in bicicletta tra Olanda e Belgio. Ultimo giorno, ultima cena in famiglia. 
Le lacrime che mi rigano il viso nonostante mi fossi riproposta di non piangere quando mia mamma mi dice: "Gennaio sembra lontano, ma il tempo che hai passato qua è volato. Sei diventa una figlia, una sorella, sei parte di noi. E purtroppo è tempo di salutarci ma non ti dimenticheremo mai." 
Ultimo hutspot mangiato, e si, se ve lo state chiedendo, l'ingrediente base sono patate. 
Ma quanto è strano? Tra 11 ore parto per Roma. A quest'ora,domani,sarò con la mia famiglia. 
Ma perché ora con chi sono? Non sono già a casa? 
Oggi, sul pedalò, vicino al fiume Maas, non ero con mia mamma e le mie sorelline? 
Raro, credo sia la giusta parola. Un po' nell'accezione italiana, nel senso che ho avuto una possibilità unica. Un po' in collegamento alla parola olandese "raar", perché non può che essere strano dover lasciare una casa e una famiglia, un posto che mi ha insegnato veramente tanto, su me stessa, sugli altri, su cosa conta nella vita e su come voglio essere, per tornare in un'altra casa, dalla mia famiglia, nella mia Italia, che mi ha visto nascere, crescere, ottenere soddisfazioni, tra cui questa, per la quale sarò sempre grata.



lunedì 27 giugno 2016

Parlando di attualità

Dite pure che ha vinto la democrazia, che il popolo ha trionfato contro questa Europa che molti vedono solo come un peso morto, un qualcosa di inutile  che non aiuta a far progredire i Paesi che ne fanno parte ma,anzi, li affonda sempre più.
Spero solo che abbiate visto i risultati di un tale referendum. Non le congratulazioni di estremisti nazionalisti, perché  di questo si tratta, ma le conseguenze che Brexit ha portato. Tralasciando il probabile effetto domino, mi riferisco al razzismo che questo referendum ha legittimato. 
Mi trovo ancora all'estero e non so esattamente cosa dicano o meno i giornali italiani, ma mi sono ritrovata a leggere un articolo inglese che riportava avvenimenti preoccupanti. Scritte razziste su muri, cartelli, persino magliette stampate. In breve dicevano  "fuori, fuori, fuori i vermi." O cose tipo "abbiamo vinto, adesso mandateli a casa."
Mi chiedo solo, visto che la storia è ciclica e tutti conosciamo gli effetti di una tale politica, che è pura demagogia, cosa aspetti l'Europa ad intervenire. Non tanto riguardo alle conseguenze politiche ed economiche a cui dovrà far fronte a seguito dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione, quanto a quelle,per così dire,sociali. Ho letto di immigrati, trasferitisi in cerca di una vita migliore in Inghilterra vent'anni fa, volere andarsene adesso perché impauriti dalle reazioni di quelli che sono,in fondo,loro concittadini. 
Passare un anno in un altro Paese europeo mi ha dato una visuale completamente nuova e diversa dell'Europa. Non penso che l'Unione Europea sia priva di colpe, credo anzi che ci sia molto da lavorare. Ma mi sono resa conto che per quanto ogni Paese sia diverso, con una cultura estranea alla nostra, facciamo fortunatamente parte di un continente che ci permette di circolare liberamente, e ci dona la possibilità di scoprire questi modi di vivere diversi dai nostri. 
Questa è una semplice riflessione che mi piacerebbe i miei "concittadini europei" facessero in seguito a quello che è successo. Perché vorrei credere che la storia non sia ciclica. Perché credo dovremmo utilizzare gli errori fatti per imparare e migliorarci, per essere migliori.
C'è una canzone dei Black Eyed Peas che descrive esattamente ciò che voglio condividere, si chiama "Where is the love?" e ve ne lascio una strofa qua sotto:
"But if you only have love for your own race
Then you only leave space to discriminate
And to discriminate only generates hate."

sabato 4 giugno 2016

Giorni: 288

Duecentottantotto . Duecentottantotto giorni che mi separano da quel 21 Agosto 2015, quando un po' triste ma super contenta sono partita alla volta dell'Olanda. 
Oggi sono qua e  mi sento un po' cambiata e rifletto su tutto quello che ho fatto, vissuto. Rifletto su tutte le piste ciclabili percorse, i canali costeggiati, gli stroopwafels mangiati, i mulini visitati e soprattutto sulla meravigliosa famiglia con la quale mi sono trovata a condividere questi sei mesi, intensi e bellissimi. 
Una delle tante cose che mi rende felice è il modo in cui mi percepiscono loro: "una ragazza sempre allegra, sempre con il sorriso." Così mi ha detto più volte mia sorella di dieci anni.
Questa descrizione non può che farmi pensare a come ho vissuto, invece, i primi quattro mesi, quattro mesi in cui ho imparato moltissimo su me stessa e sui tanti tipi di persone che ci sono al mondo. Quattro mesi in cui purtroppo,però, non sono stata felice. Ma adesso, a poco più di trenta giorni dal rientro in Italia non posso che sorridere per quello che mi è capitato. Certo, un po' di tristezza per non aver potuto vivere anche i primi mesi in questa, che adesso considero casa mia , la sento, ma mi racconto che tutto avviene per un motivo e che, se non fosse stato per la prima famiglia che mi ha scelto per venire a vivere in Limburg, non avrei mai potuto incontrare queste altre meravigliose persone. 
Vi voglio raccontare di questo weekend, più per mettere per iscritto ciò che è successo, così da poterlo rileggerlo negli anni futuri, che per raccontarlo al mondo. Ieri sera ho guardato assieme a mia sorella piccola il nuovo film The Jungle book, sul suo letto di legno, che ricorda una casa di montagna. Poi mi sono sentita chiamare dall'altra sorella, di tredici anni. Immaginatevi la scena: la sorella piccola ed io a vedere un film e l'altra sorella in camera sua per un pigiama party. Ecco, adesso pensate a tre ragazzine di tredici anni che vogliono provare i tuoi vestiti per fare una sfilata. Tu che sali di corsa in camera tua, non prima di aver finito di vedere il film con V., che non ti avrebbe mai lasciato andare e tornare giù con tre vestiti, gli unici che avevi portato con te e aiutarle a sistemarsi.
Un piccolo episodio che mi ha fatto sentire parte di loro, una vera sorella.
Oggi poi sono andata a prendere con V. un gelato per cercare di farle tornare il sorriso visto che era sempre arrabbiata perché l'altra sorella non la voleva intorno durante il suo pigiamaparty. 
Mentre biciclettavamo verso l'ijswinkel se ne è uscita con un :" Quando ti sposi mi devi mandare una cartolina eh!". "Se mai mi dovessi sposare riceverai l'invito!" le rispondo io. "Bello! Se ti sposi a Venzia..." dice lei. "Si, ma guarda che ci sono molte belle città in Toscana in cui sposarsi." "Ah okay, però poi devi prendere dei gattini o dei cani. Mi raccomando eh." 
Tralasciando il fatto che la cosa a cui ho pensato è stata: MA DOVE LE TROVA? , è stata una conversazione fantastica. Un po' mi ha fatto pensare a questo nostro preparasi a dividerci, un qualcosa che stiamo portando avanti senza dirci nulla, solo ogni tanto un "tanto vi vengo a trovare, e anche tu devi venire!" detto da parte mia. 

In conclusione stasera mentre stavamo salutando gli ospiti che sono venuti per un barbecue qua da noi , la mamma mi abbraccia e fa alla sua amica: "anche lei tra poco va via, sarà molto strano". 
Lacrime trattenute allora che ora mentre scrivo non possono far altro che rigare il mio viso. 
Perché certo che posso tornare a trovarli, certo che resteremo in contatto, ma non sarà mai come è adesso, non potrà esserlo.
E allora cerco di trattenere queste emozioni, di scriverle, per poterle ricordare, per poter anche solo un poco fermarle, chiuderle dentro al mio cuore.

martedì 17 maggio 2016

Riflessioni di metà Maggio

E' un bel po' di tempo che non scrivo su questo blog e non tanto perché non ne abbia avuto il tempo, quanto perché non ne ho sentito il bisogno. Ho passato queste ultime settimane a vivere le mie avventure, assaporando il tempo e cogliendo l'attimo prima che mi sfuggisse dalle mani. 
Ho visitato nuovi posti che mi hanno aperto di nuovo gli occhi sulla bellezza dell'Olanda, bellezza che d'inverno si era un po' incupita. 
Ho trascorso il mio primo Koningsdag (giorno del Re) vestita d'arancione, ballando musiche olandesi e non, circondata da olandesi euforici e non curanti del freddo e della pioggia. 
Ho visitato un'isola olandese, nel Mare del Nord ed ho pure fatto il bagno nell'acqua ghiacciata, con il vento tra i capelli, e in compagnia di un aquilone.
Sono riuscita a visitare Giethoorn, paesino aperto solo a pedoni, biciclette e barche ed ho potuto persino fare paddle surf nel lago che lo circondava, alle sei del mattino mentre il sole spuntava romanticamente all'orizzonte. Ciò che l'ha resa un'attività ancora più divertente è stato il fatto che sono caduta,  poco prima della fine, circondata dalle mie amiche.
Ho potuto camminare tra campi di tulipani dai colori vibranti che illuminavano i verdi campi infiniti dell'Olanda del Nord. 
Sono anche riuscita a visitare Groningen durante la mia wisselweek (settimana di scambio): un insieme di case olandesi inserite in una città piena di cultura, dove passato e presente convivono dando vita a una città attiva, viva. La presenza di strade strette e ricche di negozi tipici o un po' vintage, le case con il giardino interno e la tranquillità che si respira tra le migliaia di persone in bicicletta l'hanno resa una dell città universitarie olandesi più accogliente.
Oltre a tutto ciò ho potuto visitare anche una città fortificata nella provincia di Groningen, nella quale è possibile camminare su delle mura ricoperte di verde, tra il quale spunta ogni tanto un cannone risalente ai primi anni della città.
Il tour è poi terminato al campo di smistamento Westerbroek, nel quale è incominciato per molti ebrei e prigionieri olandesi il viaggio verso i purtroppo ben conosciuti campi di sterminio, seminati nell'attuale Europa dell'Est. Una visita che mi ha permesso di vedere le fondamenta delle baracche oramai distrutte nelle quali ha alloggiato anche Anna Frank.
Oggi poi sono tornata a scuola e tra le varie domande che mi sono state fatte con interesse dai miei compagni di scuola, quella della mia professoressa di inglese mi ha colpito più di tutti. La domanda è stata questa: "Oramai ti resta poco tempo qua con noi, ti mancheremo? Sicuramente a noi mancherai molto." Inutile dire che mi sono quasi commossa. E' un po' che ci penso a come sarà il rientro e non posso fare a meno di affermare che il dover partire mi rattrista molto, perché non dovrò solo lasciare persone che mi hanno accolto in famiglia come una figlia o una sorella, o altre che sono diventate amiche così importanti che mi resta difficile da credere che il prossimo anno non sarò con loro a condividere pause pranzo e fest di compleanno. Tra tutto c'è il fatto che dovrò anche lasciare la me che qua sono divenuta, la mia vita di qua, quella costruita durante il mio exchange,che mai potrò riavere indietro, per quante volte possa tornare a visitare questo Paese stupendo. 
Non credo che sia una cosa che possa essere compresa da molte altre persone, forse dagli altri exchange student, ma ognuno vive la cosa a modo suo e non si è mai tanto soli quanto quando si deve lasciare la propria nuova vita per tornare alla vecchia, che pure non sarà più uguale a prima.

mercoledì 23 marzo 2016

Lezioni di vita

Ci sono momenti che si portano dentro per sempre, eventi inaspettati che ti regalano le lezioni di vita più belle.
Uno magari si sente un attimo giù, o semplicemente è confuso da tutte queste emozioni mai provate fino ad ora o ancora è sopraffatto dalla bellezza che lo circonda o dalla gratitudine che prova.
E dopo sette mesi fuori casa si blocca un secondo pensando di non esser affatto cambiato, nonostante fosse proprio quello che volesse. O magari, invece, è cambiato così tanto da non riuscire nemmeno ad accorgersene. Non ancora, almeno.
Ci sono istanti che come dice Liga rimangono piantati lì, eternamente.
E poi ti accorgi che va così. Che la vita è fatta di questi momenti. Belli o brutti. Che ti cambiano e dai quali non torni più indietro.
Fortuna o destino ma la vita va avanti. Per pura e semplice sopravvivenza, grazie alla forza delle persone. Un anno fa circa ho letto un libro che parlava di resilienza. Un insieme di persone le cui storie mi hanno emozionata e colpita per la loro voglia di rimettersi in gioco, non facendosi abbattere dalle sfortune che la vita aveva loro riservato.
Uno ad un tratto potrebbe anche trovarsi faccia a faccia con queste persone o diventarlo lui stesso. E capire che queste persone non hanno niente di diverso dalle altre ma fanno una cosa che a pochi riesce: VIVONO. Non respirano, lavorano, lavano, cucinano e basta ma si godono la vita nelle più piccole cose. La apprezzano con tutte le difficoltà che offre, sempre con il sorriso sulle labbra.
E quando decidono di renderti partecipe di ciò che le ha rese così umane diventi umano anche te e ti rendi conto a poco a poco di quanto tu debba ancora imparare. Ma senti anche che sei sulla via giusta. Perché non vuoi più cambiarti, ma accettarti, che forse è la cosa più difficile che tu possa fare.
Uno può trovarsi al momento sbagliato nel posto sbagliato, ma può anche accadere che questo permetta poi a qualcun altro di capire invece che non è mai stato in un posto più giusto e al momento più giusto di quello. Penso che esista quindi una sorta di effetto farfalla, ma che esso non sia un qualcosa che porta puro e solo cambiamento ma anche un modo di riequilibrare il tutto.